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Cristina Roccati o Aganice Aretusiana: luci e ombre di una fisica del settecento
A Rovigo una mostra dedicata alla figura poliedrica di donna nel XVIII secolo tra fisica e poesia
«Tratterò io dunque la Fisica; […] e quanto potrò al più m’ingegnerò ’sta sera di brevemente mostrarvi, quanto sempre sia stata in pregio questa scienza, e ’l piacere, e ’l diletto che in istudiandola ne apporta, e l’utilitade finalmente ch’essa ne reca a quelli che si applicano da dovere a considerare le tante cose, ond’ella è ripiena»
Cristina Roccati esordiva così nella Prolusione del 15 novembre 1751 per un pubblico eterogeneo del corso di fisica dell’Accademia dei Concordi. Dagli archivi emerge che non tratta la fisica dei fluidi e non affronta il calcolo probabilistico e infinitesimale, ma nonostante questo padroneggia l’opera di Newton.
Rifiuta l’aristotelismo scegliendo il copernicanesimo e la visione galileiana, ma vi chiederete se fosse normale che a metà del settecento una donna tenesse un corso di fisica per oltre un ventennio?